La storia del bar e i barman della storia
Barman, barista, bartender e banconista, ma anche barback o addetto al servizio di bar, sono infiniti i termini per definire colui che lavora a contatto col pubblico dietro ad un bancone, servendo bevande e snack dalle prime ore dell’alba fino a tarda sera. Anzitutto va analizzata la parola “Bar”, che deriva dall’anglosassone d’oltreoceano BARRIER, in italiano barriera o sbarra, e trova origine e ispirazione nella separazione mediante divisori tra l’area in cui venivano serviti alcolici, e lo spazio restante all’interno delle osterie e bettole americane.
Ecco che tra il 1800 e il 1900 nascono le prime aree riservate alla vendita di bevande alcoliche e non solo, i Bar, che rubano pian piano la scena ai Cafè che fino ad allora avevano riempito le insegne delle città. I bar e le caffetterie assumono il ruolo di centri culturali per intellettuali e aristocratici: dei salotti a tutti gli effetti dove parlare di politica, letteratura o organizzare rivoluzioni culturali. Nel frattempo prende vita l’arte dei cocktails. Una causa di questo cambiamento sono le influenze e la nascita dei primi American Bar d’Europa, tra cui spiccano Harry’s New York Cocktail bar di Parigi e il bar del Savoy Hotel di Londra.
Altra parola curiosa da analizzare nella sua etimologia è proprio “Cocktail”, termine conosciutissimo e utilizzato spesso durante la vita quotidiana per indicare delle miscele fantastiche preparate dai nostri barman e batender, ma altrettanto spesso sconosciuta nelle sue origini. Cocktail, dall’inglese “cock” gallo e “tail” coda, era cosi chiamata una razza di cavallo poco muscoloso e quindi inadatto a gare e passeggiate, e con una carne dura e poco gustosa al palato, in poche parole un cavallo su cui nessuno puntava. Proprio a questo all’inizio del ‘800 venivano paragonati i miscugli di alcol imbevibili proposti nei primi bar, senza una regola di miscelazione e senza una conoscenza merceologica del prodotto. Oggi a distanza di più di 200 anni i cocktails sono invece rinomati e ricercati, spesso equilibrati alla perfezioni da maestri del bere miscelato, che tentano incostantemente di sorprendere il proprio cliente tra le mure dei bar, con ingredienti nuovi e tecniche all’avanguardia.
Parlando di Bar e American Bar sorge spontanea la domanda: qual’è la differenza?
Partiamo definendo come abbiamo detto, che il bar è un luogo dedicato alla condivisione, alla riunione e all’intrattenimento circondato da esperienze di gusti e sapori proposti dai baristi che ci lavorano. A questo punto distinguiamo l’American Bar solitamente da un importante banco bar con degli sgabelli di fronte, e richiede del personale specializzato per il servizio, spesso definiti barmen. L’American Bar incarna l’emblema dei bar, la cui mission è orientata principalmente alla somministrazione di superalcolici e american drinks, quindi sul modo di bere americano. Pensiamo appunto al più antico American Bar europeo già citato in precedenza, quello del Savoy Hotel di Londra, aperto nel 1898, e dove Harry Craddock, barman che fece la storia e rivoluzionò il mondo della miscelazione assieme al mitico Jerry Thomas, negli anni venti inventò il White Lady, Cocktail amatissimo dalle signore anche per il suo nome, a base di London dry Gin, triple sec e succo di limone, ma di questo ne parleremo un’altra volta. Fu’ proprio Harry Craddock a fondare la “United kingdom bartender’s giuld” nel 1934, la guida internazionale dei drink, che si distinse tra migliaia di altri libri perché fu’ il primo manuale comprensibile che racchiudeva e spiegava tutte le tecniche di miscelazione utili per la creazione di moltissime tipologie di cocktails, dai punch ai grog, dagli exotic drinks ai collin’s cocktails e molto altro. Lo stesso Harry Craddock scrisse qualche anno prima il “The Savoy Cocktail Book”, una collezione di 750 ricette di cocktail pubblicate nel 1930 e ancora oggi preparati e serviti nei migliori bar di tutto il mondo. Altro luminare della miscelazione citato in questo articolo e considerato il barman più importante di tutti i tempi, Jerry Thomas nato nel 1830 a Sackets Harbor, New York, fu’ il primo divulgatore di cocktails negli Stati Uniti, e per questo considerato il padre dell’arte miscelata. Thomas imparò il mestiere di barista in Connecticat, per poi trasferirsi in California, mantenendosi facendo il cercatore d’oro e organizzatore di Minstrel show, oltre a sviluppare la sua professione di barman. Tornò a New York dove aprì il primo dei 4 bar che gestì nel corso della sua vita, per poi ripartire on the road in America per qualche anno come barman. Dopo poco tempo decise di volare in Europa portando con sé un set di attrezzature d’argento con il quale intratteneva il suo pubblico come barista, e pian piano divenne per tutti il barman che amava fare il giocoliere con le bottiglie, tazze e miscelatori. Nel 1862 Jerry Thomas finì di scrivere il primo libro dei cocktails mai pubblicato, il “The Bar-Tender’s guide” intitolato anche “How to mix drink or the Bon-Vivant’s Companion”. Nel libro erano racchiuse tutte le ricette dei cocktails fin dai loro primi giorni di vita, tra cui alcune delle sue creazioni.